Il Buzz di questa settimana ha un ospite speciale, ovvero il nostro direttore, Paolo Gobbetti, oggi anche amministratore di Errequadro. Insieme abbiamo discusso di enoturismo ed ospitalità in cantina, forti dell’esperienza di consulenza maturata in questi anni nel settore.
R2: Dall’esperienza con clienti come Planeta, Gulfi e Abbazia Sant’Anastasia, come ritieni che si diventi imprenditori dell’accoglienza a partire dal vino?
G.: Ritengo che sia un processo abbastanza naturale: la cantina è solitamente già avvezza all’incontro con gli ospiti, tramite le visite e le degustazioni, e al rapporto con i buyers per la commercializzazione e la promozione del vino. Il passaggio è quindi automatico, purché vi siano i requisiti di base, ovvero una location discreta, una sufficiente massa critica di camere e una ristorazione di alto livello. È chiaro che allargare il business della produzione di vino al settore hospitality ha diversi vantaggi, in primis quello della diversificazione e quindi maggiori possibilità di revenue. Nel caso di una brand awareness forte l’opportunità è quella di sfruttare la reputazione e l’appeal del brand sull’esperienza soggiorno superando molti dei limiti che si presentano in fase di lancio del nuovo business.
R2: Quali sono le difficoltà maggiormente riscontrate dai produttori di vino che approcciano il business dell’hospitality?
G.: La difficoltà maggiore sta nel mixare da una parte, i valori cardine legati al vino, quali famiglia, tradizione, autenticità e vita rurale e, dall’altra, le necessità imposte dal mercato dell’hospitality, quali imprenditorialità, innovazione, standardizzazione dei processi e alta qualità del prodotto e del servizio.
R2: Come si può intervenire per migliorare la qualità del prodotto enoturistico? La standardizzazione è applicabile?
G.: Direi di no, la standardizzazione non può andar bene. È fondamentale preservare l’aspetto dell’autenticità dell’offerta, esaltare la relazione diretta con l’ospite e allo stesso tempo garantire la qualità assoluta, la professionalità e la formazione del personale, preferendo un servizio customizzato e innovativo.
Per garantire la qualità, occorre evitare l’improvvisazione, per non scadere in un servizio domestico e familiare, garantendo una gestione professionale.
In tale ottica ho sempre suggerito spazi funzionali ma che richiamassero quei valori, ad esempio creando una reception senza barriere, immaginandola come un salotto e abolendo l’idea del grande bancone, per garantire al massimo la relazione. Questo è ciò che abbiamo realizzato anche in altri boutique hotel accompagnati in fase di start-up.
R2: In presenza di una cantina che fa anche ospitalità, è meglio tenere separate le due identità della struttura, o presentarsi con un’unica identità? Da cosa dipende la direzione da scegliere?
G.: Le identità vanno tenute separate ma è determinante una collaborazione strettissima tra le due cose. Cantina e ospitalità costituiscono entrambe gli elementi cardine di questo business ed è necessario che comunichino in modo strategico.
R2: L’Italia e la Sicilia hanno un vantaggio competitivo nell’enogastronomia. A che punto è la Sicilia rispetto a regioni come la Toscana e il Piemonte? Qual è il potenziale di crescita residuo?
G.: In Italia e ancora di più all’estero, cresce il consumo critico e l’attenzione a temi quali nutrizione sana, sostenibilità, ambiente, rapporto diretto con il produttore, consapevolezza. L’offerta enoturistica è strettamente connessa al turismo gastronomico e chi fa enoturismo sfocia quasi naturalmente nella filiera Slow Food e nel km 0. Il potenziale in questa direzione è enorme e i numeri sono in crescita, in merito all’accoglienza vi è però la necessità di adeguarsi agli standard delle altre regioni. La Sicilia e le isole sono ancora indietro sull’accoglienza, nonostante le cantine e l’enogastronomia siano invece molto sviluppate. Questo è in parte dovuto alla scarsa capacità siciliana di fare rete, laddove invece prevalgono gli interessi dei singoli e la concorrenza.
R2: Dai numeri del mercato e dai trend si riscontra la presenza di una domanda crescente. A che punto è l’offerta?
G.: Per valutare lo stato dell’offerta, R2 sta portando avanti un’indagine e sta creando un database sull’ospitalità in cantina in Sicilia e nelle isole minori, in quanto si ritiene che ci siano possibilità di grande sviluppo. L’offerta è ancora giovane, ma c’è un grande potenziale. Sulla base di quest’indagine andremo a proporre la nostra professionalità per affiancare le cantine che intendono andare sulla strada dell’accoglienza, in particolare le piccole strutture che vogliono affrontare il mercato in maniera professionale e forte, con un supporto ad aree critiche come la selezione e formazione del personale, la commercializzazione online e offline e il potere contrattuale, la fase di avviamento e d’erogazione di un servizio di qualità.
R2: Vogliamo svelare i nostri progetti per il futuro?
G.: Sì, possiamo già anticipare che abbiamo deciso di creare un network di cantine d’eccellenza del territorio siciliano, per una proposta di ospitalità in cantina che coniughi l’accoglienza siciliana all’esperienza vitivinicola dei produttori di etichette locali prestigiose. L’idea di un pacchetto legato all’enoturismo nasce dalla volontà di promuovere la destinazione Sicilia, mettendo in luce ciò per cui costituisce eccellenza, ovvero il vino, i prodotti e la gastronomia, il calore dell’accoglienza, e ovviare agli scarsi collegamenti. Crediamo che possa essere un prodotto innovativo da presentare ai tour operator: una rete di cantine in Sicilia che consenta all’enoturista e all’appassionato di visitare le aziende d’eccellenza, conoscere i vini e le località della Sicilia, soggiornando direttamente in cantina. L’obiettivo è creare un’offerta tematica mirata, rivolta a un target specifico.