Su TripAdvisor più di un milione di recensioni fa riferimento alla colazione e il 53% dei clienti sceglie un hotel proprio in relazione alla colazione che offre. La colazione può quindi essere quel quid che determina la scelta di acquisto e può indurre un cliente a tornare.
Tra i trend più noti, vi è di certo la nascita e lo sviluppo di nuovi stili alimentari, quali il vegetariano-vegano, il biologico e quelli che vengono chiamati “free-form”, adatti a intolleranze e allergie. Molti hotel hanno per questo preso in considerazione l’ipotesi di offrire al risveglio dei proprio ospiti prodotti ecosostenibili e biologici, menu speciali, o ancora, ingredienti che rimandino al concetto di detox e sano, o un buffet che presenti estratti di frutta e verdura (dalla clorofilla ai broccoli al finocchio) o pani e dolci lavorati con materie prime selezionate e a chilometraggio zero. Se pensiamo al caffè, il noto brand Lavazza ha diversificato la sua offerta con l’introduzione di “Tierra”, un blend proveniente solo da aziende agricole certificate Rainforest Alliance.
Anche la colazione può diventare un momento di story-telling, perché quindi non raccontare il cibo che viene proposto, da dove viene, chi è il produttore, evidenziarne la stagionalità? Anche il cibo diventa racconto e identità e sempre più importanti sono oggi le etichette che spiegano all’ospite cosa sta mangiando (“c’è o non c’è l’olio di palma?”). In questo può essere utile presentare una guida al buffet, che possa creare un rapporto di fiducia con l’ospite stesso e lo aiuterà nella scelta.
Tante quindi le attenzioni, le idee e l’innovazione da mettere in campo per uno dei servizi topici dell’hotellerie, fondamentale soprattutto per il viaggiatore italiano, che la tradizione ha “abituato” alla colazione inclusa nel prezzo. Considerando che secondo le statistiche si tratta di un servizio fruito da più del 90% dei clienti alberghieri e che invece l’ospite straniero è assolutamente avvezzo a considerarlo come extra rispetto alla tariffa (pensate agli USA dove la colazione è quasi un pasto principale che costa fino a 20$ al giorno), perché non scindere l’epocale binomio “pernottamento-colazione”, iniziando a venderli separatamente? Si darebbe così un valore reale e autonomo alla colazione, trasformandola in un centro di costo e ricavo da attribuire alla ristorazione. Per spingerne il prezzo, alcuni albergatori hanno inventato l’Early Bird Breakfast: uno studio ha rilevato infatti che un viaggiatore per affari su sette, quindi il 14,3%, richiede ed è disposto a pagare la colazione che venga servita prima dell’ora stabilità. Altri utilizzano la colazione, inclusa o esclusa nella tariffa come mezzo per dis-intermediare (es. includendola sul proprio sito e vendendola come extra sui portali, oppure dando un prezzo diverso a seconda che sia venduta tramite le OTA o sul proprio BOL), per spingere la bassa stagione o infine come vantaggio competitivo rispetto ai competitors.
Per molti albergatori tutto questo è ancora un azzardo, tuttavia una ricerca condotta da HRS – leader in Europa per i viaggi business – ha stilato una classifica internazionale dei prezzi della colazione e ha rilevato che nel Belpaese due alberghi su tre la vendono con tariffa extra rispetto a quella del pernottamento. L’Italia si piazza al decimo posto delle nazioni europee con un prezzo di colazione pari a 10,50 euro (primo il Belgio con 15,05 euro). Nonostante le avanguardie, la distanza dal resto del mondo per gli albergatori italiani è ancora tanta in termini di tariffa, se pensiamo ad es. che la colazione più cara è quella cinese, con un prezzo medio nazionale pari a 16,86 euro.
Insomma, un interessante spunto di riflessione per rivoluzionare il settore dell’ospitalità, che per anni ha visto la formula del breakfast included come l’unica strategia possibile, trasformando la colazione in una nuova fonte di revenue.