Time Spent Viewing e Diversity of Page Posts: queste le due nuove voci che influenzeranno in futuro l’algoritmo di Facebook, quello cioè che determina quali contenuti vediamo sul nostro newsfeed (la “Home”), quando compaiono e con che frequenza. L’enorme quantità di contenuti pubblicati giornalmente su Facebook, ha costretto il social network a impostare dei filtri di visualizzazione per esser sicuro di mostrare il contenuto giusto alla persona giusta nel momento giusto. Questi filtri sono determinati dal famoso algoritmo, una vera e propria formula caratterizzata da fattori noti (come affinity, interazioni, peso del post, time decay e altri) e altri non noti. Nell’ultimo periodo Facebook ha favorito, e quindi dato maggiore visibilità, a contenuti di qualità e argomenti trendy. Da aprile si parla però di due fattori ancora più specifici: il Time Spent Viewing, molto simile al tasso di rimbalzo di Google, che analizza il tempo trascorso dagli utenti nella lettura/ visualizzazione del post e dà meno spazio ai post “abbandonati” troppo in fretta dagli utenti; il presupposto logico è che se si trascorre un certo lasso di tempo nella lettura di un articolo o di un post, probabilmente si tratta di un contenuto di qualità; il fattore Diversity of Page Posts si basa sulla valutazione della ridondanza delle notizie; pare che gli utenti non gradiscano la ridondanza delle news sulla loro Home, ovvero il riproporsi di post dello stesso utente o simili. Questi nuovi fattori sembrano essere stati introdotti da Facebook dopo alcune domande poste agli utenti, non solo sulle pagine, ma anche sui post generici. Sulla base delle considerazioni fatte a partire dal campione di utenti selezionato, Facebook ha rielaborato i suoi algoritmi giungendo ai nuovi criteri. Quali sono le conseguenze di queste novità? Potrebbe essere la fine per i terribili clickbait, fastidiosissimi collegamenti ipertestuali di advertising presenti in particolare sui social, che attirano il visitatore al fine di farlo cliccare su un articolo e generare ricavi. Spesso, quando l’utente arriva su questo collegamento-esca, fugge il prima possibile dalla pagina di approdo, con questo nuovo fattore di filtro Facebook si allerterebbe, ipotizzando che ci sia qualcosa che non va in quel contenuto. Sembra inoltre che Facebook stia suggerendo alle aziende il modo corretto per portare click al sito proprietario, a partire dai social media: la qualità dell’interazione avuta in precedenza determinerà se il fan vedrà o meno il nuovo contenuto. Sarà quindi sempre più importante variare i contenuti con foto, link e video, ma soprattutto tenere sotto controllo la qualità dei nostri articoli, su cui incide inevitabilmente anche la lunghezza.